di Loredana Volante e Pino Libonati.
Il rebirthing è una tecnica di crescita personale che sviluppa la consapevolezza di se stessi, a livello fisico, mentale, emozionale, spirituale.
Il rebirthing può in particolare aiutare le persone a guarire da stati di ansia, attacchi di panico, sensi di colpa ed a livello fisico da diverse malattie psicosomatiche. Può aiutare inoltre le persone a
risolvere i propri problemi relazionali (genitori e partner), le dipendenze ed a migliorare la propria autostima.
Le origini.
La sua origine è in parte indiana ed in parte occidentale. Il rebirthing venne scoperto dal dott. Leonard Orr all’inizio degli anni ’70 in California. Egli sviluppò la tecnica sperimentando diversi modelli di respirazione e studiando i loro effetti sul corpo e sulla psiche. In particolare osservò che l’utilizzo di una respirazione circolare stimolava il ricordo di situazioni spesso collegate alla nascita.
Egli chiamò questa tecnica rebirthing, che significa “rinascere”, sia perché le persone dopo una seduta di rebirthing, spesso si sentono come rinate, (e ciò è dovuto anche allo stato di profondo
rilassamento nel quale vengono a trovarsi) sia perché con la respirazione circolare possono emergere ricordi legati alla loro nascita.
Con il termine “rebirther” si identifica invece il professionista che segue ed aiuta le persone durante le sedute di rebirthing. Non si tratta assolutamente di uno psicoterapeuta ma di una persona con
grande esperienza nel campo della respirazione consapevole e della conoscenza degli schemi personali e che ha già applicato e sperimentato ampiamente su di sé la tecnica del rebirthing.
Gli strumenti del rebirthing: il pensiero creativo e la respirazione consapevole.
Il rebirthing usa due eccezionali strumenti: il potere del pensiero creativo (detto anche da alcuni autori “pensiero creatore”) ed una particolare tecnica di respirazione consapevole che porta a rilassarsi profondamente, facile da apprendere ed estremamente piacevole. Respirare in modo consapevole ha un duplice significato.
Da un lato diventiamo consapevoli di un’azione che svolgiamo in modo automatico per la maggior parte del nostro tempo, per non dire sempre.
Dall’altro respirare consapevolmente significa, partendo da una funzione essenzialmente fisiologica, quella del respiro appunto, scoprire e diventare consapevoli dei nostri schemi mentali inconsci e
dei nostri pensieri negativi, quelli che in sostanza possono rovinare la vita di una persona.
La cosa più importante è che la respirazione, non solo ci fornisce l’ossigeno e ci libera dalla maggior parte delle tossine del nostro corpo, ma soprattutto ci permette di acquisire e di far circolare
l’energia vitale che è alla base della vita dell’universo, quella che gli orientali chiamano “prana”.
Il corpo inizia quindi “a respirare energia insieme all’aria”. In questa fase, che nella tradizione yoga viene chiamata “respirazione interiore”, l’energia introdotta grazie all’intensificazione della respirazione scorre nel corpo e lo “ripulisce” da tutta quella immagazzinata in passato.
Quest’energia è stata ammassata sotto forma di elementi chimici organici o di ormoni che, quando vengono liberati, provocano i ricordi. Questo ciclo energetico è la parte del processo del
rebirthing che permette un’effettiva “guarigione”. I risultati che si ottengono sono permanenti.
Ecco perché il rebirthing ci aiuta a far rivivere il nostro corpo e quindi a farci sentire noi stessi più vivi, rilassati e leggeri.
Come si effettua la respirazione nel rebirthing?
La respirazione consapevole è detta anche respirazione circolare o connessa perché le due fasi che costituiscono la respirazione, cioè l’inspirazione e l’espirazione, sono collegate tra di loro senza
nessuna pausa come in un movimento circolare.
In pratica si inspira profondamente facendo particolare attenzione a inspirare l’aria nella parte alta del petto, nello spazio polmonare che di solito non viene usato e poi, immediatamente e senza pause, si
espira senza forzare o spingere il flusso d’aria. La respirazione è quindi continua.
L’espirazione deve essere spontanea e breve: si tratta infatti di lasciar andare solo il respiro, visto che non viene più mantenuta la tensione sia nei muscoli intercostali che sollevano la gabbia toracica, sia nel diaframma che viene tirato giù. Mentre questi muscoli si afflosciano il petto butta fuori l’aria in modo naturale.